La nazionale nipponica di rugby ha solo un anno in meno di quella italiana, avendo giocato la sua prima partita nel 1930 a Vancouver (Canada) pareggiando 3 a 3 contro i British Columbia Bears. In oltre 80 anni di storia, poco pare esserci di simile tra Italia e Giappone. Loro, oltretutto, capaci di un marketing differente e forti di investimenti da parte di multinazionali, ospiteranno la Coppa del Mondo per la quale si era candidata anche l'Italia.
È vero, in 5 partite su 5 tra le due formazioni, l'Italia ne è sempre uscita vincitrice: nel 2004 e nel 2006, inoltre, sono stati disputate le uniche partite a Tokyo e tre dei nazionali azzurri in trasferta le hanno giocate entrambe: Andrea Masi, Mauro Bergamasco e Marco Bortolami. Forti sono le pressioni in questo momento su una squadra che non vince da troppo tempo, parlo dei nostri azzurri non dei Cherry Blossoms - i fiori di ciliegio giapponesi. Nell'affrontare il tema dei tour estivi con ex nazionali, appare del resto chiaro - leggi qui - come un tour estivo nel Pacifico sia difficile, per condizione climatiche e per approccio mentale/fisico a fine stagione.
Dopo una breve sosta ad Auckland in Nuova Zelanda, gli azzurri hanno lasciato Fiji e Samoa per volare a Tokyo e sabato in scena andrà l'ultimo atto di un tour che pare essere una tragedia visto da qui. È probabile che, infatti, il gruppo azzurro - a termine di una stagione deludente e della quale credo siano ben consci - non si faccia eccessivi problemi per le due sconfitte contro gli isolani e guardi con tranquillità all'incontro col Giappone.
L'Italia li ha sempre battuti e questo, penso, sia un'ottima spinta per gli azzurri per far vedere di cosa è capace la banda Brunel. I successi nipponici, infatti, e non solo a livello manageriale ma anche a livello di gioco, sono sotto gli occhi di tutti e, per quanto abbiano giocato male, stupidi i nostri atleti non lo sono. Non credo che una sconfitta, se non nei giovani selezionati alle prime armi, possa influire troppo sulla consapevolezza dei propri mezzi. Ritengo, infatti, che ogni giudizio su una tournée estiva non possa essere frutto di considerazioni globali. I problemi sono stati il 6 Nazioni ed i test matches autunnali. Qui, nel tour estivo, si fa principalmente statistica e amalgama tra persone in terre straniere.
Certo, una sconfitta col Giappone, sotto gli occhi di un presidente Gavazzi in trasferta, potrebbe far parlare ancora molto di cambio alla guida tecnica, dei problemi delle Accademia - anche se tanto di cappello all'Under 20 di Troncon - alla volontà di alcuni di togliere i vecchietti dal gruppo. Io ho fiducia nella nazionale per la partita contro il Giappone e, come sempre, tiferò sempre per gli azzurri. Ai quali, in ogni caso, chiedo un 6 Nazioni 2015 e, soprattutto, una Coppa del Mondo 2015 da applausi. Troppe volte, recentemente, ho detto che questa nazionale doveva dare un segnale chiaro, vincendo. Quello che mi aspetto ora? Che questo tour finisca e che gli azzurri, tutti e tutto lo staff, si ossigenino andando in vacanza, lasciando la palla ovale per un po' di tempo e che si dedichino a famiglie, amici o passioni varie. Questo rugby azzurro, giocato così, non fa bene e non serve a nessuno.
PS Nel titolo ho scritto This Is The End pensando alla canzone dei Doors. Incredibilmente attuale la terza strofa in cui la banda parla di "ragazzi impazziti persi in una terra romana di sofferenza".... Come on, baby, take a chance with us!
È vero, in 5 partite su 5 tra le due formazioni, l'Italia ne è sempre uscita vincitrice: nel 2004 e nel 2006, inoltre, sono stati disputate le uniche partite a Tokyo e tre dei nazionali azzurri in trasferta le hanno giocate entrambe: Andrea Masi, Mauro Bergamasco e Marco Bortolami. Forti sono le pressioni in questo momento su una squadra che non vince da troppo tempo, parlo dei nostri azzurri non dei Cherry Blossoms - i fiori di ciliegio giapponesi. Nell'affrontare il tema dei tour estivi con ex nazionali, appare del resto chiaro - leggi qui - come un tour estivo nel Pacifico sia difficile, per condizione climatiche e per approccio mentale/fisico a fine stagione.
Dopo una breve sosta ad Auckland in Nuova Zelanda, gli azzurri hanno lasciato Fiji e Samoa per volare a Tokyo e sabato in scena andrà l'ultimo atto di un tour che pare essere una tragedia visto da qui. È probabile che, infatti, il gruppo azzurro - a termine di una stagione deludente e della quale credo siano ben consci - non si faccia eccessivi problemi per le due sconfitte contro gli isolani e guardi con tranquillità all'incontro col Giappone.
L'Italia li ha sempre battuti e questo, penso, sia un'ottima spinta per gli azzurri per far vedere di cosa è capace la banda Brunel. I successi nipponici, infatti, e non solo a livello manageriale ma anche a livello di gioco, sono sotto gli occhi di tutti e, per quanto abbiano giocato male, stupidi i nostri atleti non lo sono. Non credo che una sconfitta, se non nei giovani selezionati alle prime armi, possa influire troppo sulla consapevolezza dei propri mezzi. Ritengo, infatti, che ogni giudizio su una tournée estiva non possa essere frutto di considerazioni globali. I problemi sono stati il 6 Nazioni ed i test matches autunnali. Qui, nel tour estivo, si fa principalmente statistica e amalgama tra persone in terre straniere.
Certo, una sconfitta col Giappone, sotto gli occhi di un presidente Gavazzi in trasferta, potrebbe far parlare ancora molto di cambio alla guida tecnica, dei problemi delle Accademia - anche se tanto di cappello all'Under 20 di Troncon - alla volontà di alcuni di togliere i vecchietti dal gruppo. Io ho fiducia nella nazionale per la partita contro il Giappone e, come sempre, tiferò sempre per gli azzurri. Ai quali, in ogni caso, chiedo un 6 Nazioni 2015 e, soprattutto, una Coppa del Mondo 2015 da applausi. Troppe volte, recentemente, ho detto che questa nazionale doveva dare un segnale chiaro, vincendo. Quello che mi aspetto ora? Che questo tour finisca e che gli azzurri, tutti e tutto lo staff, si ossigenino andando in vacanza, lasciando la palla ovale per un po' di tempo e che si dedichino a famiglie, amici o passioni varie. Questo rugby azzurro, giocato così, non fa bene e non serve a nessuno.
PS Nel titolo ho scritto This Is The End pensando alla canzone dei Doors. Incredibilmente attuale la terza strofa in cui la banda parla di "ragazzi impazziti persi in una terra romana di sofferenza".... Come on, baby, take a chance with us!