"Ripartiamo dal secondo tempo contro il Galles". "Ripartiamo dalla mischia del primo tempo contro la Francia". "L'Italia chiamòòòòò". Mah.
La visione del tifoso non deve per forza combaciare con quella dell'allenatore o del giocatore. Non c'è quindi da meravigliarsi del fatto che Brunel sia contento per 70 minuti di gioco contro la Francia e che capitan Parisse ritenga il punteggio troppo pesante e non veritiero. Il tifoso, del resto, è del tutto legittimato a raccontare ed esprimere le sue emozioni con un "che tristezza, pure oggi" dati il curriculum azzurro negativo nel Torneo e le speranze che aveva riposto nel secondo tempo contro il Galles.
Certo, allenatore e giocatori giudicano sulla base di sedute di allenamento ed esperienze di gioco collettive, sulla base di un cammino effettuato in gruppo laddove non manca capacità di analisi e critica. Il tifoso, sia sintonizzato su DMax o sia sugli spalti o sia davanti al pc, tuttavia mette al primo posto le sue emozioni. Ed è così che in maniera legittima si incazza per una meta subita su intercetto ma non riversa gli stessi giudizi sul gallese che si è fatto intercettare da Campagnaro sette giorni prima. Chiaro, il peso ed il concetto di bello e brutto mutano in base agli interessi. Ad esempio, si pensa a come sarebbe cambiata la partita se Allan non avesse fallito due calci ma, nel fantarugby del postpartita, non si considerano per nulla i due errori di Doussain.
Non c'è molta analisi tecnica a condurre la soddisfazione del tifoso. È l'emozione che regola il tutto. Se vincessimo 4 partite, indipendentemente dal gioco espresso, grazie a decisioni dubbie a nostro favore, come quella dell'arbitro White al Flaminio contro il Galles nel 2007, avremmo un popolo di sostenitori capace di andare fuori di testa per la felicità. Perché, capiamolo, dopo 14 anni di Sei Nazioni un numero così esiguo di vittorie lo giustificherebbe! Ma sarebbe, magari, un rugby triste tecnicamente.
Questo non vuol dire che non ci debba essere critica e che debbano essere soppresse le emozioni, affatto, ma dobbiamo continuare a sperare in un 6 Nazioni capace di dimostrare quanto la squadra - e non solo alcuni giustamente celebrati giovani - possa produrre un gioco di qualità. Allo stesso tempo, giocatori e staff federale non devono cadere nel tranello di chiudersi o rifiutarsi di fronte a chi si emoziona come una bestia per questo sport.
Sarà il caso, sia per i tifosi che per i giocatori, di partire per una volta tanto dagli errori fatti e non da quel bello che si è visto per alcuni momenti. Quelli dovrebbero essere la base indiscussa e nemmeno analizzata. Sia in campo che davanti alla tv e sul web. Rugby Love a tutti!
PS Con la Scozia bisogna vincere, cazzo!
La visione del tifoso non deve per forza combaciare con quella dell'allenatore o del giocatore. Non c'è quindi da meravigliarsi del fatto che Brunel sia contento per 70 minuti di gioco contro la Francia e che capitan Parisse ritenga il punteggio troppo pesante e non veritiero. Il tifoso, del resto, è del tutto legittimato a raccontare ed esprimere le sue emozioni con un "che tristezza, pure oggi" dati il curriculum azzurro negativo nel Torneo e le speranze che aveva riposto nel secondo tempo contro il Galles.
Certo, allenatore e giocatori giudicano sulla base di sedute di allenamento ed esperienze di gioco collettive, sulla base di un cammino effettuato in gruppo laddove non manca capacità di analisi e critica. Il tifoso, sia sintonizzato su DMax o sia sugli spalti o sia davanti al pc, tuttavia mette al primo posto le sue emozioni. Ed è così che in maniera legittima si incazza per una meta subita su intercetto ma non riversa gli stessi giudizi sul gallese che si è fatto intercettare da Campagnaro sette giorni prima. Chiaro, il peso ed il concetto di bello e brutto mutano in base agli interessi. Ad esempio, si pensa a come sarebbe cambiata la partita se Allan non avesse fallito due calci ma, nel fantarugby del postpartita, non si considerano per nulla i due errori di Doussain.
Non c'è molta analisi tecnica a condurre la soddisfazione del tifoso. È l'emozione che regola il tutto. Se vincessimo 4 partite, indipendentemente dal gioco espresso, grazie a decisioni dubbie a nostro favore, come quella dell'arbitro White al Flaminio contro il Galles nel 2007, avremmo un popolo di sostenitori capace di andare fuori di testa per la felicità. Perché, capiamolo, dopo 14 anni di Sei Nazioni un numero così esiguo di vittorie lo giustificherebbe! Ma sarebbe, magari, un rugby triste tecnicamente.
Questo non vuol dire che non ci debba essere critica e che debbano essere soppresse le emozioni, affatto, ma dobbiamo continuare a sperare in un 6 Nazioni capace di dimostrare quanto la squadra - e non solo alcuni giustamente celebrati giovani - possa produrre un gioco di qualità. Allo stesso tempo, giocatori e staff federale non devono cadere nel tranello di chiudersi o rifiutarsi di fronte a chi si emoziona come una bestia per questo sport.
Sarà il caso, sia per i tifosi che per i giocatori, di partire per una volta tanto dagli errori fatti e non da quel bello che si è visto per alcuni momenti. Quelli dovrebbero essere la base indiscussa e nemmeno analizzata. Sia in campo che davanti alla tv e sul web. Rugby Love a tutti!
PS Con la Scozia bisogna vincere, cazzo!