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Rio 2016: le australiane campionesse olimpiche ma che tipa l'americana Kelter!

8/8/2016

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Alev Kelter (USA)
Un podio da giochi del Commonwealth quello del rugby a 7 femminile alle Olimpiadi 2016 di Rio: Australia, Nuova Zelanda, Canada e Gran Bretagna sul tetto del mondo.
Una finale incredibile quella che ha assegnato la medaglia d'oro alle ragazze australiane vincitrici sulle Black Ferns neozelandesi per 24 a 17.

La finale era stata preceduta dall'incontro tra Gran Bretagana e Canada che ha visto le nordamericane conquistare la medaglia di bronzo e l'arbitro italiano Maria Beatrice Benvenuti in campo come giudice di linea (in posizione un po' fastidiosa in occasione della prima meta canadese) chiudere la sua prima magnifica esperienza a cinque cerchi.
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Uno spettacolo, quello olimpico del rugby a 7 femminile, che ha mostrato al grande pubblico la caratura di campionesse come la capitana britannica Scarratt (pur rea di un cartellino giallo subito e durante il quale le canadesi hanno segnato due mete), la fortissima neozelandese Woodman e le australiane Caslick e Green. Ma l'atleta che mi ha sorpreso più di tutte, probabilmente perché a me ignota, è la 25enne statunitense Alev Kelter.

Figlia di un militare dell'aviazione americana, nata in Florida ma residente in Alaska, la rossa mediana di mischia alta 1 metro e 65 nel 2009 era la capitana della squadra nazionale di Hockey su Ghiaccio che vinse il campionato mondiale Under 18 e, all'Università del Wisconsin, dove ha studiato le Belle Arti, praticava sia calcio che hockey. In odore di selezione olimpica di hockey su ghiaccio alle Olimpiadi di Londra del 2012, la Kelter ci rimase così male per la mancata convocazione che, dopo essersi presa una vacanza sugli sci, tornò a casa e solo nel 2013 cominciò a giocare a rugby grazie ad alcune amiche. E, in soli tre anni, si è ripresa l'Olimpiade! Rugby Dream!
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    Marco Turchetto

    Ex seconda linea (quando bastava saltare e spingere), giro il mondo ovale con la mia macchina fotografica e il taccuino.
    In questo blog racconto ciò che mi emoziona e mi attrae del rugby, con particolari e visoni al di là della cronaca.
    ​Qualcos'altro l'ho raccontato pure nei libri che trovate qui sotto. Che dire, belli! 

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