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Lettera aperta agli azzurri: Lavorate e fate grande questa Italia. Non siete soli.

18/3/2015

9 Comments

 
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La nazionale a Padova vs Sudafrica, 2014

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Dario Chistolini
Cesso, inutile, imbarazzante, cazzone, Italia oscena, Italia di merda, andate a lavorare. Ecco alcuni degli epiteti espressi nel web per condannare i giocatori e la nazionale di rugby dopo la triste performance, all'Olimpico, contro la Francia nella penultima giornata del 6 Nazioni 2015. Trovo tutto questo ancora più imbarazzante della partita stessa.

Primo punto da analizzare. Chi ieri ha è sceso in campo con la maglia azzurra stava lavorando. Questo dovrebbe essere chiaro a tutti. Si tratta di gente che un allenatore ha selezionato ritenendoli i migliori per il gioco e per il tipo di avversari che l'Italia deve affrontare di volta in volta. Certo, io stesso avevo espresso dubbi su alcuni azzurri lasciati a casa e sulla decisione di far debuttare alcuni ragazzi a sei mesi dalla Coppa del Mondo. Ma non in questo modo offensivo della dignità delle persone, soprattutto se cominciamo a considerarli dei lavoratori non solo dei giocatori. Certo ci sono attività lavorative peggiori, ci sono situazioni professionali che richiedono cura quotidiana e lotta in questo momento di crisi. Beh, non lo richiede anche essere uno sportivo professionista? Potrà guadagnare 4 volte più di noi ma a 36 anni smette, si deve inventare qualcosa, deve rinunciare più lui al vino che noi ed altro ancora per chi, tra viaggi di club e nazionale a casa ci sta poco con la famiglia. Ma la questione qui non è fare un paragone, la questione qui è prendere coscienza delle cose con rispetto delle persone.

Poi "Orquera fa cagare, Haimona fa cagare, Allan fa cagare". Ammesso e non concesso che ci siano competenze tali da poter giudicare in questi termini dei giocatori in quel ruolo, mi domando: anche se fossero davvero così disastrosi, a chi andava assegnata la maglia numero 10? Avete degli amici nel Rugby Rho o nel CUS Perugia che possano giocare abilmente all'Olimpico? (cito queste due squadre con le quali ho giocato perché ci sono affezionato un sacco) Se anche ci fosse un qualcuno convocabile, che dovrebbe dire Orquera a Brunel, Non convocarmi che tizio è più bravo?! E così per gli altri ruoli, ovviamente.

Sia ben chiaro, la partita di ieri è stata un disastro. Spero che qualcuno in Francia non sia contento di ciò che ha visto, se non per il risultato finale a favore dei galletti. La partita del non gioco. Della fastidiosa incapacità di rialzare il livello e seguire i più elementari dettami del gioco. Certo, chi ha giocato sa quanto difficile sia disputare una partita contro un avversario cui manca l'ortodossia tattica. Tutto imprevedibile, nessuna situazione più codificata e così via con un crescendo di negatività. L'Italia non ha saputo reagire a questa situazione. Ma non c'è stato alcun cesso, inutile imbarazzante, cazzone giocatore azzurro. Parliamo tanto di fair play, analizziamo i fischi sugli spalti e poi ci lasciamo andare a becere considerazioni con una facilità estrema dimenticando che, anche di fonte ad una tastiera del pc, si hanno responsabilità se si è, magari, pure volontario della FIR o allenatore di serie A o giocatore non convocato. Ed il giornalista che commenta a male parole nel suo profilo professionale, a mio modo di vedere le cose, non si deve sentire legittimato. Perché la licenza di mancare di rispetto a chi è sceso in campo ed ha disputato, con la propria squadra, una partita imbarazzante, non gliel'ha data nessuno. Tantomeno la tessera dell'Ordine.


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La nazionale femminile
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Silvia Gaudino & Co.

Chi segue questo blog e chi mi conosce dal punto di vista ovale, sa quanto io abbia a cuore la nazionale femminile di rugby. L'affetto e la stima per le ragazze e lo staff hanno fatto si che Rugby To Italy abbia seguito il più possibile il rugby rosa sia durante il campionato nazionale sia durante i mondiali. Adoro la dedizione e la voglia di emergere; provo affetto per queste ragazze che si sentono parte di un gruppo nato anni fa e loro portano addosso la responsabilità della continua necessaria crescita. E tanta simpatia, in ogni ruolo esse rivestano all'interno del movimento. Logico, pertanto, che una vittoria come quella contro la Francia di sabato scorso a Badia Polesine faccia scaldare i cuori e spellare le mani ai tifosi ovali. Sono state bravissime. Loro e lo staff. Ma c'è un ma. Qualsiasi paragone con la nazionale maschile è, per chi scrive, ridicolo. Le ragazze sono l'immagine felice e vincente di un movimento che si sta strutturando con tempi lunghi e piccoli passi. Le azzurre sono le più forti di un piccolo movimento. Non sono professioniste, non possono allenarsi alla mattina, devono viaggiare con pool car per spostarsi nell'utilissimo sistema del tutoraggio. Ma sono poche in un sistema differente. Quindi non è accettabile sentire o leggere che loro, "le ragazze con le palle", siano la parte onorevole del movimento rugbystico italiano e che Sergio e compagni siano quella disonorevole.

Quello che non fa onore al nostro movimento non sono i giocatori, che commettono più o meno gravi errori individuali o che non sono - in gruppo - capaci di risollevare la partita per giocare due partite consecutive di livello. Quello che non fa onore è la percezione di una mancata pianificazione di successo dal 1996. La sensazione che ci si sia sempre accontentati di una buona immagine facendo leva sullo smisurato amore che i tifosi hanno per la nazionale e per questo sport.

Gli azzurri, però, dopo una partita del genere vanno ripresi, inquadrati, motivati o bastonati dal coach. Offesi no. 

Rugby Love caro Sergio: c'è una porzione enorme e silenziosa di italiani che, incazzata con la qualità del gioco e con il risultato, esprimerà, con ancora più forza, l'amore verso l'Italia sabato prossimo. Lavorate anche per loro! 
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9 Comments
Emanuela
18/3/2015 05:56:59 am

Riesci sempre a strappare un brivido ed un applauso. Grazie

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Marco
19/3/2015 01:33:01 am

Grazie a te!

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pietro dallu'
18/3/2015 09:55:04 am

ciao Marco, sempre grande

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Marco
19/3/2015 01:33:45 am

Ciao Pietro, grazie.

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giorgio
19/3/2015 11:13:27 am

Certo che anche con i cambi scelti da Brunel non capisco perché non siano riusciti a copiare una prestazione almeno vicina a quella vista in Scozia. purtroppo mancano molte cose a questa Italia. Per il resto concordo pienamente alle tue parole per le offese fatte verso i giocatori.

giorgio
19/3/2015 11:16:31 am

E comunque se vede che no te ga sogà a CASAL!!! No serve che teo scrivi!!!To fradeo se un grande!!!!ahahaahhah

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Marco
19/3/2015 12:16:53 pm

Ghe mancava anca quei de Casal. Gente brutta ahahah.
Rugby Love caimano!

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Fabio
19/3/2015 10:51:21 pm

Imparare a perdere, quando sai che perderai.
Questo manca.
Se, come con la Francia, mandi tutto in vacca, con passaggi o calci "50 e 50", smettendo di tenere il giusto atteggiamento difensivo, quello di squadra, non singoli eroismi, alla fine non sai più da dove cominciare.
Rimane solo il senso del fallimento. Il sentore che hai dato tutto, ma non il massimo.
Ogni italiano, sa, in cuor suo, che ha fallito perché che la cosa più importante è dare il massimo, fare tutto ciò che sai fare.
Dare il massimo di testa, prima che di gambe.
Che analisi tecnica si può fare di una partita come quella con la Francia?
Nessuna cari "colleghi".
È solo atteggiamento.
Se quello è negativo, non c'è un 'azzo altro da dire.

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Rugby To Italy
20/3/2015 12:40:14 am

Già. Come vedi del resto, sul blog, non esistono analisi tecniche. Il focus di questo post era tutto sull'atteggiamento di chi sta fuori dal campo. Negativo pure quello.

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    Marco Turchetto

    Ex seconda linea (quando bastava saltare e spingere), giro il mondo ovale con la mia macchina fotografica e il taccuino.
    In questo blog racconto ciò che mi emoziona e mi attrae del rugby, con particolari e visoni al di là della cronaca.
    ​Qualcos'altro l'ho raccontato pure nei libri che trovate qui sotto. Che dire, belli! 

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