Andrea di Giandomenico, Sisò il suo soprannome, il tecnico che guida l'Italdonne dal 2010, nominato “Best Women’s World Coach 2019” dal sito ScrumQueens.com, ci parla al telefono della situazione che vede coinvolta la nazionale femminile in questo 6 Nazioni azzurro anomalo per le misure di prevenzione dal coronavirus. Come stai Andrea? Come sto? Bene! Sto a casa, mi riposo, non si gioca (ride) però comincio ad annoiarmi. Adesso mi trovo nel verde dell'Acqua Acetosa dopo esser passato in Federazione per vedere di che morte dobbiamo morire. |
Sotto due fuochi, coronavirus e torneo sospeso. Che fai?
Una settimana me la sono goduta con la famiglia a casa ma adesso si comincia a scalpitare.
Come è stato annullare la partita contro la Scozia?
La prima cosa cui pensare a Legnano è stata come gestire la mattinata in cui hanno ufficializzato il rinvio dell’incontro. Un po’ si vociferava ma siamo stati la prima nazionale a non giocare, perché U20 e maschile avevano giocato tra venerdì e sabato. Bisognava gestire il gruppo di ragazze perché la loro adrenalina era a mille. Il primo pensiero era per la gestione immediata del ritorno a casa che doveva essere il più tranquillo possibile per tutte loro. Si trattava di una situazione che evolveva di ora in ora e di giorno in giorno, quindi era inutile farsi domande alle quali non eravamo in grado di rispondere. Dovevamo gestire quel tempo un po’ sospeso al meglio e ognuno per le proprie responsabilità per farsi trovare pronti per quando sarà il momento. Poi è giunta la notizia dell’annullamento della partita contro l'Irlanda e adesso siamo ancora un po’ sospesi con l’Inghilterra per la quale si paventa un cambio di sede (è di oggi la decisione di rinviare l'incontro anche a data da destinarsi, nda). Siamo ancora nell’ipotetico e non ci sono comunicazioni ufficiali. Rimaniamo sospesi.
Per il 6 Nazioni sai bene che, negli anni, noi abbiamo acquisito sempre maggior confidenza nel corso del torneo. A noi fa bene giocare abbastanza consecutivamente e la situazione attuale un po’ ci penalizza. Avendo anche saltato la Scozia è da un bel po’ che non giochiamo e quasi quasi si dovrebbe ricominciare la settimana prossima. Però le ragazze sono brave, le conosci, e sapranno riconquistare immediatamente il focus.
Da un punto di vista tecnico, in un torneo che si prepara partita dopo partita, quanto danno crea una situazione del genere?
Dispiace perché tutti siamo stati abituati a vivere questi mesi calati al 100% in quella che è la realtà del torneo. Sì, un po’ ci disorienta ma credo che la sfida sia proprio quella di rispondere con calma senza farsi prendere da angosce sul da farsi perché qui subentra il secondo punto. Il 6 nazioni vuole recuperare le partite quindi sicuramente le giocheremo. Ora la situazione dei calendari femminili credo sia diversa da quella maschili dove i buchi liberi in agenda sono molto più rari e difficili da incastrare, anche per tanti interessi extra sportivi o comunque legati alla salute dei giocatori, considerando pure tornei di club e tournée. Noi aspetteremo, sicuramente diventerà un’opportunità la possibilità di recuperare le partite più avanti che, magari, ci terranno paradossalmente più in allenamento rispetto a quello che ci aspetta a settembre (qualificazioni per i mondiali 2021 in Nuova Zelanda, nda). Quindi potrebbe anche essere un’opportunità da sfruttare. Certo, rimane il rammarico per quello che stiamo vivendo adesso perché le partite così concentrate ci hanno sempre dato coesione e confidenza.
Avete preparato schede differenti per le ragazze che tornano nei club rispetto al lavoro che avevate previsto a inizio 6 nazioni?
Stiamo aspettando proprio la definizione di partite e recuperi per poter lavorare a una nuova programmazione.
In uno sport di squadra è difficile parlare dei singoli, o non è bello, ma da fuori si ha avuto la sensazione che l’innesto di Vittoria Ostuni Minozzi sia stato a regime, come se la nazionale fosse il suo club.
Condivido, fare nomi non è il massimo, però penso a Beatrice Rigoni che in Galles a 18 anni fece il suo esordio, con Veronica Schiavon in hotel con la febbre a 38°, e dalla sera alla mattina si è ritrovata titolare e non ha più smesso. Stessa cosa con Michela Sillari, richiamata per un infortunio di Mariagrazia Cioffi in una partita contro l’Inghilterra: entrò nel secondo tempo sempre a 18 anni appena compiuti e non è più uscita dalla squadra. Diciamo che ci sono queste atlete che a livello mentale e caratteriale hanno dimostrato la loro maturità, penso anche a Francesca Sgorbini, che forse ha un po’ più di concorrenza nel ruolo, a Vittoria Ostuni Minozzi che ha trovato una situazione simile nei trequarti e a Beatrice Capomaggi della quale siamo molto soddisfatti. Questo un po’ c’è sempre stato ma va sottolineato che, come dici tu, ultimamente abbiamo un grande supporto dal movimento che ci fa trovare delle atlete pronte: ciò vuol dire che anche nei club c’è un grande lavoro e una consapevolezza di cosa significhi preparare le ragazze per uno step più alto rispetto a quello abituale, da tutti i punti di vista fisico, tecnico e sicuramente anche mentale. Credo sia un buon movimento, molto fertile, che indirizza nella stessa direzione le ragazze e questo rende le cose più facili per noi. Dopo il mondiale del 2017, con l’abbandono delle veterane, c’è stato un primo momento di terrore, scherzo (e ride davvero), ma da lì, in realtà, s’è sviluppata questa fiducia nelle nuove atlete che si affacciavano in azzurro ed è venuta alla luce la capacità di chi è rimasta di integrare immediatamente le ragazze nel gruppo e la capacità di queste di integrarsi nel gruppo. Tutto questo ci fa ben sperare: la qualità del nostro gruppo è sicuramente questa.
Galles, partita vinta: cosa non ti è piaciuto?
Dovevamo avere maggiore precisione, il che ci avrebbe permesso di soffrire di meno: tutte quelle “non marcature” perché non ci hanno levato nulla, sono dovute proprio a una mancanza di precisione che ci ha impedito di segnare e mettere al sicuro la partita prima. Ma mi è piaciuta molto la reazione delle ragazze, soprattutto dopo la partita dello scorso anno quando una voglia di risolverla in maniera un po’ troppo individuale aveva portato ad un nulla di fatto, il pareggio a Lecce. Credo di aver trovato proprio in quella partita la chiave del torneo dello scorso anno: la grande voglia individuale non aveva dato vita a un movimento collettivo e di quella lezione sembra che ne abbiano fatto tesoro.
Francia, partita persa: cosa ti è piaciuto?
E’ difficile essere positivi dopo partite perse con un punteggio pesante ma, in realtà, m'è piaciuto come le ragazze hanno fronteggiato la Francia. C’è stata intensità, anche lì qualche errore di troppo, e, rivedendo la partita insieme, abbiamo notato come ci fossero delle opportunità che dovevamo sfruttare pur considerando che non avrebbero cambiato il flusso della partita. Dobbiamo comprendere che le occasioni in una partita di rugby sono limitate e, se non le sfrutti tu, vanno dal lato degli avversari. E alla fine la somma fa il risultato. Dobbiamo focalizzarci sulle opportunità che ci sono.
Quando vi ritrovate?
In attesa di ufficializzazione, ci ritroviamo la settimana prossima per preparare l’Inghilterra e lì sarà il momento per chiudere questa parentesi, riabbracciare un attimo i fili del discorso e partire con una nuova programmazione.
Ciao Sisò grazie della chiacchierata, un abbraccio (a un metro di distanza) e Rugby Love a tutte le ragazze!
Una settimana me la sono goduta con la famiglia a casa ma adesso si comincia a scalpitare.
Come è stato annullare la partita contro la Scozia?
La prima cosa cui pensare a Legnano è stata come gestire la mattinata in cui hanno ufficializzato il rinvio dell’incontro. Un po’ si vociferava ma siamo stati la prima nazionale a non giocare, perché U20 e maschile avevano giocato tra venerdì e sabato. Bisognava gestire il gruppo di ragazze perché la loro adrenalina era a mille. Il primo pensiero era per la gestione immediata del ritorno a casa che doveva essere il più tranquillo possibile per tutte loro. Si trattava di una situazione che evolveva di ora in ora e di giorno in giorno, quindi era inutile farsi domande alle quali non eravamo in grado di rispondere. Dovevamo gestire quel tempo un po’ sospeso al meglio e ognuno per le proprie responsabilità per farsi trovare pronti per quando sarà il momento. Poi è giunta la notizia dell’annullamento della partita contro l'Irlanda e adesso siamo ancora un po’ sospesi con l’Inghilterra per la quale si paventa un cambio di sede (è di oggi la decisione di rinviare l'incontro anche a data da destinarsi, nda). Siamo ancora nell’ipotetico e non ci sono comunicazioni ufficiali. Rimaniamo sospesi.
Per il 6 Nazioni sai bene che, negli anni, noi abbiamo acquisito sempre maggior confidenza nel corso del torneo. A noi fa bene giocare abbastanza consecutivamente e la situazione attuale un po’ ci penalizza. Avendo anche saltato la Scozia è da un bel po’ che non giochiamo e quasi quasi si dovrebbe ricominciare la settimana prossima. Però le ragazze sono brave, le conosci, e sapranno riconquistare immediatamente il focus.
Da un punto di vista tecnico, in un torneo che si prepara partita dopo partita, quanto danno crea una situazione del genere?
Dispiace perché tutti siamo stati abituati a vivere questi mesi calati al 100% in quella che è la realtà del torneo. Sì, un po’ ci disorienta ma credo che la sfida sia proprio quella di rispondere con calma senza farsi prendere da angosce sul da farsi perché qui subentra il secondo punto. Il 6 nazioni vuole recuperare le partite quindi sicuramente le giocheremo. Ora la situazione dei calendari femminili credo sia diversa da quella maschili dove i buchi liberi in agenda sono molto più rari e difficili da incastrare, anche per tanti interessi extra sportivi o comunque legati alla salute dei giocatori, considerando pure tornei di club e tournée. Noi aspetteremo, sicuramente diventerà un’opportunità la possibilità di recuperare le partite più avanti che, magari, ci terranno paradossalmente più in allenamento rispetto a quello che ci aspetta a settembre (qualificazioni per i mondiali 2021 in Nuova Zelanda, nda). Quindi potrebbe anche essere un’opportunità da sfruttare. Certo, rimane il rammarico per quello che stiamo vivendo adesso perché le partite così concentrate ci hanno sempre dato coesione e confidenza.
Avete preparato schede differenti per le ragazze che tornano nei club rispetto al lavoro che avevate previsto a inizio 6 nazioni?
Stiamo aspettando proprio la definizione di partite e recuperi per poter lavorare a una nuova programmazione.
In uno sport di squadra è difficile parlare dei singoli, o non è bello, ma da fuori si ha avuto la sensazione che l’innesto di Vittoria Ostuni Minozzi sia stato a regime, come se la nazionale fosse il suo club.
Condivido, fare nomi non è il massimo, però penso a Beatrice Rigoni che in Galles a 18 anni fece il suo esordio, con Veronica Schiavon in hotel con la febbre a 38°, e dalla sera alla mattina si è ritrovata titolare e non ha più smesso. Stessa cosa con Michela Sillari, richiamata per un infortunio di Mariagrazia Cioffi in una partita contro l’Inghilterra: entrò nel secondo tempo sempre a 18 anni appena compiuti e non è più uscita dalla squadra. Diciamo che ci sono queste atlete che a livello mentale e caratteriale hanno dimostrato la loro maturità, penso anche a Francesca Sgorbini, che forse ha un po’ più di concorrenza nel ruolo, a Vittoria Ostuni Minozzi che ha trovato una situazione simile nei trequarti e a Beatrice Capomaggi della quale siamo molto soddisfatti. Questo un po’ c’è sempre stato ma va sottolineato che, come dici tu, ultimamente abbiamo un grande supporto dal movimento che ci fa trovare delle atlete pronte: ciò vuol dire che anche nei club c’è un grande lavoro e una consapevolezza di cosa significhi preparare le ragazze per uno step più alto rispetto a quello abituale, da tutti i punti di vista fisico, tecnico e sicuramente anche mentale. Credo sia un buon movimento, molto fertile, che indirizza nella stessa direzione le ragazze e questo rende le cose più facili per noi. Dopo il mondiale del 2017, con l’abbandono delle veterane, c’è stato un primo momento di terrore, scherzo (e ride davvero), ma da lì, in realtà, s’è sviluppata questa fiducia nelle nuove atlete che si affacciavano in azzurro ed è venuta alla luce la capacità di chi è rimasta di integrare immediatamente le ragazze nel gruppo e la capacità di queste di integrarsi nel gruppo. Tutto questo ci fa ben sperare: la qualità del nostro gruppo è sicuramente questa.
Galles, partita vinta: cosa non ti è piaciuto?
Dovevamo avere maggiore precisione, il che ci avrebbe permesso di soffrire di meno: tutte quelle “non marcature” perché non ci hanno levato nulla, sono dovute proprio a una mancanza di precisione che ci ha impedito di segnare e mettere al sicuro la partita prima. Ma mi è piaciuta molto la reazione delle ragazze, soprattutto dopo la partita dello scorso anno quando una voglia di risolverla in maniera un po’ troppo individuale aveva portato ad un nulla di fatto, il pareggio a Lecce. Credo di aver trovato proprio in quella partita la chiave del torneo dello scorso anno: la grande voglia individuale non aveva dato vita a un movimento collettivo e di quella lezione sembra che ne abbiano fatto tesoro.
Francia, partita persa: cosa ti è piaciuto?
E’ difficile essere positivi dopo partite perse con un punteggio pesante ma, in realtà, m'è piaciuto come le ragazze hanno fronteggiato la Francia. C’è stata intensità, anche lì qualche errore di troppo, e, rivedendo la partita insieme, abbiamo notato come ci fossero delle opportunità che dovevamo sfruttare pur considerando che non avrebbero cambiato il flusso della partita. Dobbiamo comprendere che le occasioni in una partita di rugby sono limitate e, se non le sfrutti tu, vanno dal lato degli avversari. E alla fine la somma fa il risultato. Dobbiamo focalizzarci sulle opportunità che ci sono.
Quando vi ritrovate?
In attesa di ufficializzazione, ci ritroviamo la settimana prossima per preparare l’Inghilterra e lì sarà il momento per chiudere questa parentesi, riabbracciare un attimo i fili del discorso e partire con una nuova programmazione.
Ciao Sisò grazie della chiacchierata, un abbraccio (a un metro di distanza) e Rugby Love a tutte le ragazze!