Domenica 15 settembre 2024 a Bologna ci saranno le elezioni del nuovo presidente della Federazione Italian Rugby. Tre candidati: Marzio Innocenti (presidente in carica), Massimo Giovanelli e Andrea Duodo. Parecchie sono le persone, amici e contatti social, che mi hanno inviato dei messaggi chiedendo il mio pensiero a riguardo e, qualcuno, per chi votassi io. Semplice! Io non voto non avendo alcun titolo per farlo ma, di sicuro - tra fatti concreti, credibilità e, ancora una volta, fiducia e speranza - mi auguro che a condurre il movimento rugbystico italiano sia il commercialista trevigiano Duodo. |
Un professionista molto serio e una brava persona che, sin da bambino, frequenta il rugby prima come giocatore biancoverde e poi come manager. Parlo del candidato che preferirei vedere eletto perché, nelle tre diverse liste, tra le persone candidate al Consiglio, ne vedo alcune meritevoli di tutto rispetto per capacità e dedizione, sia ben chiaro.
Lo scorso fine settimana ne parlavo con Paolo Wilhelm, amico giornalista, ovviamente in un birrificio milanese: perché le elezioni del presidente federale scaldano così tanto i social? Una domanda che ci siamo posti e alla quale, del resto, non abbiamo trovato una risposta chiara. È vero che non seguiamo le diatribe social sul tema del calcio, della pallavolo o del basket ma abbiamo la netta sensazione che il tema delle elezioni stia scaldando gli utenti delle varie piattaforme web. Ho pensato che, probabilmente, non avendo una forte identità di squadra, il tifoso ovale italiano trovi come sua squadra di livello da tifare la sola nazionale. Con le composizioni dei campionati mutate nel tempo, il tifoso che abita nel nord Italia continua a tifare la squadra della città/provincia in cui abita se questa gioca nel campionato di Serie A "Elite" mentre chi ama il rugby nel centro o nel sud della penisola tifa per la propria società, quale che sia il campionato in cui è iscritta la relativa seniores, e, al massimo per la Benetton nei campionati internazionali. Le Zebre, si sa, raccolgono simpatia locale ma parlare di tifosi veri e propri mi sembra difficile se non scendiamo ad analizzare il tutto in termini di decine dii persone. Lo stesso per le ragazze impegnate nei campionati femminili e chi le segue che vedono nella nazionale femminile di coach Ranieri "la" squadra per cui tifare follemente (e a ragion veduta). Tantissime giocatrice tantissimi giocatori, con relativi dirigenti, non hanno la minima idea - nel corso dell'anno - della classifica, dei top player e della situazione dei relativi massimi campionati nazionali. Insomma, nell'Italia rugbystica non abbiamo delle squadre come Milan Inter Juve capaci di attrarre tifo su tutto il territorio nazionale da una parte o come Brindisi Trapani Napoli (nel basket), capaci di essere dei poli regionali al sud dall'altra.
Tutto questo, ipotizzo, porta il giocatore Old, il segretario del club di serie C che ha appena finito di riempire il frigorifero in club house con l'acqua per i bambini prima di spostarsi sul campo per tirare le righe, il dirigente che si lamenta dell'arbitro arrivato in ritardo due anni fa alla partita salvezza, il presidente della serie B che si impegna ogni giorno per dare una linea anche etica al suo club e che si scontra sempre con le incombenze amministrative e finanziarie, a parlare delle elezioni federali come di un fatto di livello rugbystico macro di cui occuparsi. E parlarne tanto, ovviamente, anche sui social. Perché, appena fuori dal cancello del proprio club, non c'è che la nazionale e le critiche (a prescindere) sull'operato federale.
Da un lato tutto questo, nella mia testa, conferma la potenza del rugby di base e la bellezza dello spirito con cui migliaia di persone si adoperano in tutta Italia per far sì che ci si diverta - educando - con una palla ovale in mano e, dall'altro l'idea che il vertice federale debba intervenire - con formazione, modulazione campionati e impiantistica - per fare del BASSO LIVELLO la miniera d'oro del movimento.
Lo scorso fine settimana ne parlavo con Paolo Wilhelm, amico giornalista, ovviamente in un birrificio milanese: perché le elezioni del presidente federale scaldano così tanto i social? Una domanda che ci siamo posti e alla quale, del resto, non abbiamo trovato una risposta chiara. È vero che non seguiamo le diatribe social sul tema del calcio, della pallavolo o del basket ma abbiamo la netta sensazione che il tema delle elezioni stia scaldando gli utenti delle varie piattaforme web. Ho pensato che, probabilmente, non avendo una forte identità di squadra, il tifoso ovale italiano trovi come sua squadra di livello da tifare la sola nazionale. Con le composizioni dei campionati mutate nel tempo, il tifoso che abita nel nord Italia continua a tifare la squadra della città/provincia in cui abita se questa gioca nel campionato di Serie A "Elite" mentre chi ama il rugby nel centro o nel sud della penisola tifa per la propria società, quale che sia il campionato in cui è iscritta la relativa seniores, e, al massimo per la Benetton nei campionati internazionali. Le Zebre, si sa, raccolgono simpatia locale ma parlare di tifosi veri e propri mi sembra difficile se non scendiamo ad analizzare il tutto in termini di decine dii persone. Lo stesso per le ragazze impegnate nei campionati femminili e chi le segue che vedono nella nazionale femminile di coach Ranieri "la" squadra per cui tifare follemente (e a ragion veduta). Tantissime giocatrice tantissimi giocatori, con relativi dirigenti, non hanno la minima idea - nel corso dell'anno - della classifica, dei top player e della situazione dei relativi massimi campionati nazionali. Insomma, nell'Italia rugbystica non abbiamo delle squadre come Milan Inter Juve capaci di attrarre tifo su tutto il territorio nazionale da una parte o come Brindisi Trapani Napoli (nel basket), capaci di essere dei poli regionali al sud dall'altra.
Tutto questo, ipotizzo, porta il giocatore Old, il segretario del club di serie C che ha appena finito di riempire il frigorifero in club house con l'acqua per i bambini prima di spostarsi sul campo per tirare le righe, il dirigente che si lamenta dell'arbitro arrivato in ritardo due anni fa alla partita salvezza, il presidente della serie B che si impegna ogni giorno per dare una linea anche etica al suo club e che si scontra sempre con le incombenze amministrative e finanziarie, a parlare delle elezioni federali come di un fatto di livello rugbystico macro di cui occuparsi. E parlarne tanto, ovviamente, anche sui social. Perché, appena fuori dal cancello del proprio club, non c'è che la nazionale e le critiche (a prescindere) sull'operato federale.
Da un lato tutto questo, nella mia testa, conferma la potenza del rugby di base e la bellezza dello spirito con cui migliaia di persone si adoperano in tutta Italia per far sì che ci si diverta - educando - con una palla ovale in mano e, dall'altro l'idea che il vertice federale debba intervenire - con formazione, modulazione campionati e impiantistica - per fare del BASSO LIVELLO la miniera d'oro del movimento.